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venerdì 21 dicembre 2012

La fine del mondo? Un panino.



Secondo i Maya questo post non dovrebbe esistere ma visto che ci siamo, qui, sani e salvi e in attesa di veder aggiornata la fine del mondo al 23 Dicembre 2012 o 1 15 2013 o nel 2038 allora tanto vale aspettare mangiando qualcosa.
C’è il campionato nel week end e si può cominciare a seguire qualche movimento, qualche segnale per il calciomercato: alcune eccellenti esclusioni dai convocati nelle formazioni possono indicare ai più smaliziati le possibili partenze dei giocatori verso le loro squadre future nel calciomercato di Gennaio.  Insomma tutto continua, figuriamoci il calcio.
 
Tuttavia ho pensato a cosa mi sarei portato dietro, intendo sportivamente parlando, se il mondo fosse finito davvero. Sono fra i fortunati che ha visto la mano di Dio, giusto per rimanere in tema: quel gol di Maradona strappato alla storia. E purtroppo ho visto l’esultanza esagerata solo qualche ora prima che la sua carriera finisse davvero, per doping, in un altro mondiale. Ho visto una punizione fatta ad arte in un Napoli Juvenuts tirata dal Pibe con una traiettora impossibile ai mortali - forse possibile a qualche alieno appunto - sempre per rimanere in tema. E dulcis in fundo è di oggi la notizia che Maradona allenerà l’Iraq e per l’ennesima volta farà l'unica cosa  di cui non è capace con un pallone fra i piedi: l’allenatore. Questa me la sarei persa volentieri.
E potrei fare un elenco di momenti di sport che mi sarei portato dietro e penso che ci portiamo dietro tutti: ogni discesa di Tomba, la famosa testata di Zidane e quel magnifico mondiale vinto dall’Italia a Berlino. Mi sarei sicuramente ricordato prima del meteorite Maya la faccia scavata di Gelindo Bordin alla sua ultima olimpiade ma anche la croce perfettta agli anelli di Yuri Chechi. E affogando nel diluvio avrei ripensato alla schiacciata di Zorzi che ci aveva già messo a medaglia e mancavano ancora due punti ai pugni alla vita di Tyson, alla meravigliosa rovesciata di Djorkaeff in Inter Roma, e quel maledetto fallo di Nedved in semifinale che lo escluse, appunto dalla finale di champions. Ma anche: il magnifico Van Basten, la finale a Barcellona dominata dai rossoneri, e la vittoria dell’Inter sul Barcellona nell’anno del triplete. E i momenti dolorosi anche: la morte di quel campione che fu Ayrton Senna e quella dolorosa di Marco Simoncelli che campione lo sarebbe diventato a breve.

In tutto ciò, però, c’è un panino che mi sarei comunque portato dietro. Un panino semplice: frittata alle zucchine, pane sciapo e lattuga. Il miglior panino della mia fine adolescenza: un panino da campione del mondo. Lo avevo preparato mentre lavoravo in un ristorante per seguire gli ultimi minuti dei supplementari di Italia Brasile, Mondiale Usa 1994. Leandro era l’aiuto cuoco brasiliano del ristorante e per una settimana, a Maggio, dopo la morte di Senna, non era venuto a lavorare. Per rabbia, dolore, protesta, perché gli andava così...fatto sta che secondo lui e molti altri quel Gran Premio dopo l’incidente del sabato forse non si doveva correre. Poi, nella grande sala del ristorante di Settimo Milanese, Baggio sbagliò quel fatidico rigore. Solo un urlo di gioia, acuto e assordante: quello di  Leandro che rischiò le botte e se la cavò con un'aragosta viva volante schivata per un soffio. Mentre, triste, mangiavo il panino vedevo però Leandro piangere come un bambino (l'aragosta era nel frattempo morta poverina). Io adoravo Baggio eppure alla fine del panino ero felice che avesse sbagliato: fu una compensazione della storia, una strana regola non scritta dello sport. Il Dio dello sport da e toglie: aveva tolto in Italia un campione ai brasiliani a Maggio, aveva restituito una squadra campione del mondo proprio contro l’Italia. Beh…che i Maya se ne facciano una ragione, anche lì un Baktun finì, ne cominciò un altro: nel 1995, solo un anno dopo, in una partita del Central Cordoba, in Argentina, un ragazzino tiene palla per più di tre minuti di fila senza che nessuno gliela riesca a togliere. Vincerà tre palloni d’oro di fila di lì a poco e chissà che a breve non vinca il quarto.

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